Amo la montagna non solo per la bellezza dei paesaggi o per la soddisfazione nella fatica, ma anche per le storie che sa raccontare, per le emozioni che sa trasmettere e per tutte le cose che mi sa insegnare.

giovedì 26 agosto 2010

Via Ferrata Costantini

A mio giudizio non ci sono paragoni, almeno nelle nostre Dolomiti. Avvincente, affascinante, intrigante, oserei dire, sensuale. Non si può percorrere una ferrata del genere solo per la soddisfazione di dire: "l'ho fatta". La si deve sentire, gustandosi ogni passo e ogni movimento assaporando le difficoltà che ti propone, accettando la sfida trovando il copromesso tra la fatica e la soddisfazione. Si deve gioire di ogni metro superato, perchè per farlo ti sei allenato sia fisicamente che mentalmente. Non ci si può improvvisare a percorrere una via del genere. Sono partito con mio fratello all'alba di un giorno bellissimo, non una nuvola e le previsioni annunciano tempo stabile per almeno tre giorni. E' l'occasione che aspettavamo da tanti anni; almeno 15 ne sono passati da quando l'avevamo attaccata l'ultima volta, ma la fatica e l'inesperienza giocarono a nostro sfavore costringendoci ad una ritirata tattica dalla Forcella delle Mesenade verso il bivacco Grisetti. Questa volta invece, siamo in piena forma, ma saliamo con calma perchè dobbiamo viverla osservando l'ambiente intorno e studiando sulla carta le vie di fuga che tanti anni prima non avevamo trovato. Si sale ininterrotamente, superando di tanto in tanto brevissimi tratti di roccia appigliata e comoda che ti consente di prendere un attimo di respiro. Non fatevi ingannare, la ferrata non molla mai.
Dopo la forcella e un breve tratto su placca inclinata senza assicurazioni, si raggiunge un bivio: a destra si sale alla cima della Moiazza, a sinistra si prosegue verso il bivacco Ghedini per l'esposta e affascinante cengia Angelini.
Dal Bivacco si scende ora per stretto canale caratterizzato da placche che in caso di umidità o pioggia risultano particolarmente scivolose.
Mi permetto di indicare il sito http://www.vieferrate.it/ dove troverete una dettagliatissima relazione sulla ferrata.
Se decidete di percorrerla, non dimenticate di assaporarla.

sabato 21 agosto 2010

Traversata delle Marmarole - Un conto ancora aperto

LA FORCELLA JAU DE LA TANA
C'ho impiegato quasi cinque mesi a studiarmi il percorso fino all'ultimo dettaglio. Forse ho esagerato, ma visti i numeri di questo trekking, la prudenza non è mai troppa.
4 giorni di cammino, compreso l'avvicinamento, 1 notte al Rifugio Chiggiato, 2 notti in bivacco, 8 ore di cammino al giorno. Quasi totale assenza d'acqua lungo il persorso.
E soprattutto in solitaria.
Ho atteso per giorni un bollettino meteo che mi permettesse di avere una certa sicurezza durante il persorso. Alla fine mi sono deciso. Come previsto, lungo la salita da Calalzo di Cadore verso il rifugio Chiggiato, mi sono preso un bell'acquazzone, ma per i giorni seguenti le previsioni sono ottime.
Il mattino seguente, sono partito di buon'ora. Si traversa in quota per circa mezz'ora, ma ad un certo punto, una salita quasi verticale su un canalino erboso, fa intuire subito il carattere dell'escursione. Superato questo salto, si cammina in un anfiteatro roccioso, regno indiscusso dei camosci, fino all'attacco di una salita attrezzata con corda metallica che conduce fino alla forcella Jau de la Tana. Spettacolare. Da qui si scende in direzione del Bivacco Tiziano che si raggiunge dopo circa 2 ore di assoluto e irreale silenzio traversado scenari straordinari in mezzo a ghiaioni e colate detritiche di dimensioni incredibili. Dal Bivacco si prosegue adentrandosi tra le cime e salendo a sinistra per ripidi prati (attenzione ai segnavia poco visibili) fino a raggiungere un'aerea cresta che ci consente di cambiare valle e di portarsi in vista del Bivacco Musatti. Non illudetevi, il cammino per il bivacco è ancora molto lungo. Si scende per facili roccette, fino ad un ghiaione, spesso innevato, facilmente percorribile. Dopo il ghiaione si prosegue per lastre e prati, colmi di marmotte, fino al bivacco Musatti. Se si ha bisogno di acqua, scendendo lungo il sentiero che conduce a valle, si incontra una piccola sorgente. Io l'ho trovata con acqua abbondante, ma in alcune guide è scritto che non è sempre presente.
Dopo una buona dormita, al mattino mi sono incamminato in direzione del bivacco Voltolina. Inizia qui il tratto più impegnativo della traversata. Sarà stata la stanchezza, il peso dello zaino, la solitudune, ma a metà della ripida salita che da subito si deve affrontare, mi è preso il panico. Ho deciso così, di ridiscendere lungo le rocce fin li scalate e rinetrare al bivacco e quindi scendere a valle. Il percorso avrebbe previsto almeno altri due giorni di cammino pernottando al Bivacco Voltolina e superando il tratto attrezzato del Corno del Doge fino al Rifugio San Marco. Da qui, passando per il Rifugio Galassi, sarei rientrato a Calalzo di Cadore.
E' un conto aperto, un debito con me stesso. Ma quando lo spirito o le condizioni non sono perfette, ricordate che le montagne saranno ancora li ad attendervi. Si può sempre riprovare.

mercoledì 18 agosto 2010

Cima dei Lastoni di Formin

Famiglia di marmotte sul pascolo di Mondeval
Una piacevolissima passeggiata con partenza dal Passo Giau. Si segue il comodo sentiero con indicazioni per la Croda da Lago. Si raggiunge facilmente la Forcella Zònia e velocemente la Forcella Col Piombin (2239 m.). Scendere a sinistra seguendo sempre le indicazioni per i Lastoni o la Croda da Lago (segnavia 436) che ci porterà, dopo un bel traverso in quota sotto le pareti del Monte Loschiesuòi, alla Forcella Giau a quota 2360 m. Da qui si scende nel pascolo di Mondeval, dove alcuni anni fa è stato ritrovato uno scheletro di un ominide preistorico, pieno di marmotte, asini e cavalli e solcato da un piacevolissimo torrente.
Sulla nostra sinistra spiccano le possenti pareti dei Lastoni sulle quali si sviluppano numerose vie di arrampicata. Attraversato tutto il pascolo, si giunge ad un bivio: seguiremo il sentiero che si innalza a sinistra in direzione della Forcella Formin. Si sale per ghiaie fino a tratti un po scomode (è il tratto più impegnativo dell'escursione) fino  alla forcella che si presenta come un pianoro posto tra i Lastoni di Formin e la Cima Ambrizzola. Siamo a quota 2462 m. Una volta in forcella, sulla sinistra, si notano alcuni omini di montagna (forse anche troppi) che ci condurranno fino alla vetta dei Lastoni. Dalla Forcella alla vetta il sentiero è sempre comodo e tranquillo. 
Per il rientro abbiamo seguito la stessa via di salita, più che altro per tornare a fotografare marmotte.

martedì 17 agosto 2010

L'anello del San Sebastiano - Viaz dei Cengioi

Il percorso proposto parte dalla piccola chiesetta di Pralongo (980 m.l.m.), piccola frazione nel comune di Forno di Zoldo, sale verso la Baita Giovanni Angelini, si dirige verso il Passo Duran, risale e percorre il Viaz dei Cengioi, supera la Forcella Porta e attraverso il Vant dele Forzele, rientra a Pralongo.
Dalla chiesetta si segue la strada bianca che inizia proprio sulla sinistra della stessa. Dopo circa mezz'ora, si raggiunge una malga, Casera del Pian (1162 m.l.m.) che lascieremo sulla nostra destra, imboccando il sentiero 536 raggiungendo, dopo circa 2 ore e mezza, la Baita Angelini (1680 m.l.m.). Da qui si prosegue in direzione del Passo Duran. Dopo una comoda traversata su ghiaie sotto le pareti del San Sebastiano, si giunge ad un bivio. Terremo la sinistra sempre in direzione del Passo. Appena superato lo spigolo nord est del gruppo, troveremo un altro bivio. A destra si raggiunge il Passo Duran, noi seguiremo a sinistra, per iniziare il Viaz. Il sentiero esce presto dal bosco, salendo ripido, in direzione delle prime balze rocciose. Giunti in uno spiazzo detritico, prestare attenzione alle segnalazioni con ometti. Il sentiero sale sulla sinistra del ghiaione. Molto ripido e fangoso se ha piovuto da poco tempo.
Continuare a salire superando piccoli salti rocciosi (Max I grado) fino all'imbocco del Viaz. Da qui il sentiero rimarrà in quota, ma prestare attenzione perchè si la cengia è quasi sempre larga, ma siamo a metà parete, se si scivola......
Continuare seguendo le evidenti tracce e indicazioni fino a passare sul versante ovest. Qui si entra nel Vant di Caleda da dove è possibile, per ripido ghiaione e qualche passaggio in roccia, raggiungere la cima del San Sebastiano. Noi proseguiamo oltre, raggiungendo un evidente bivio: a destra si scende in direzione del Passo Duran, a sinistra si risale la Forcella Porta (2326 m.) dalla quale è possibile raggiungere le cime del Tamer Grande e Piccolo.
Si prosegue diritti, iniziando a scendere nuovamente nel versante zoldano. Da qui, per comodo sentiero, si ritorna verso la Baita Angelini e poi giù verso la Malga del Pian e quindi Pralongo.
Straordinario percorso che, prendendosi anche il tempo per qualche foto e ammirare la giornata, richiede almeno 9 ore di cammino. Si consiglia un'attenta lettura di una carta topografica (Tabacco 025).
Il Viaz dei Cengioi, richiede passo fermo e sicuro e una certa dimestichezza in roccia per superare i brevi, ma comunque pericolosi, salti rocciosi.

domenica 8 agosto 2010

Cima Collecchio Rifugio Stella Alpina


Di questa escursione non ho molti dati per descriverla in quanto ero ospite di chi questa zona la conosce molto bene. Siamo in Val D'Ultimo nel Parco Nazionale dello Stelvio. Ci siamo fatti cullare dai colori, vento, acque e nuvole di questi paesaggi affascinanti e così profondamente diversi dalle nostre Dolomiti. La roccia scura, laghi e torrenti puntellano la verdissima valle, cavalli allo stato brado aiutano questa mescolanza di colori. Il verde dei prati si mescola con gli azzurri del cielo, il bianco di qualche nuvola, il grigio scuro della roccia in una tavolozza che offre milioni di tonalità diverse. 

Si sale con leggera fatica una forcella per poi ridiscendere verso il rifugio Stella Alpina, molto carino, pulito e si mangia pure molto bene. Dopo una buona dormita, siamo ripartiti per raggiungere la Cima Collecchio (2005 m). Anche in questo versante della catena montuosa, i laghi, fiori, animali non si fanno attendere, quasi a volerci scortare fino alla fine del nostro percorso. Purtroppo, una volta giunti in cima, il bianco delle nuvole ha ricoperto buona parte del paesaggio risparmiandoci, però, dalla pioggia. Almeno per il momento.
Scesi dalla cima, rientrati nel fondo valle che ci aveva accolti il giorno prima, siamo rientrati alle macchine sotto l'ormai atteso acquazzone. 
Bello, bello, bello.

domenica 1 agosto 2010

Monte Cristallo - Ferrata Bianchi e Sentiero Dibona

Il Rifugio Lorenzi (2932 m)
dal ponte sospeso sul Sentiero Dibona
Lasciata la macchina nel grande parcheggio presso l'albergo Capanna Rio Gere, siamo saliti per comodo sentiero fino al rifugio Son Forca. Da qui, causa nevicata estiva di un paio di giorni prima, abbiamo optato per la salita fino alla forcella Staunies con la malinconica cabinovia rossa e gialla che spero non cambino mai.
Al rifugio abbiamo preso la camera e siamo partiti per la ferrata Marino Bianchi. E' una gran bella via con un solo lato negativo: quando nevica viene chiusa la via di rientro trasformando la salita in un continuo incrocio di escursionisti. Giunti in cima, piccolo pranzetto e con tutta la calma del caso siamo rientrati al rifugio Lorenzi per la cena.
A letto presto e al mattino si parte per il Sentiero Dibona, straordinario percorso sui camminamenti della grande guerra. Non troppo impegnativo a livello tecnico, ma lungo, tanto lungo specialmente se si intende seguirlo fino alla fine e raggiungere così Ospitale. A proposito, se non lasciate una macchina ad Ospitale, vi consiglio di informarvi bene sugli orari degli autobus per Cortina e poi da qui per gli autobus che risalgono al Passo Tre Croci. Se non ricordo male l'ultimo che parte da Cortina in direzione del Passo Tre Croci è intorno alle 17. Calcolatevi bene i Tempi.
Siamo partiti dal Rifugio dopo un'abbondante colazione, la giornata splendida, panorama stupendo e per un appassionato come me di vicende della Grande Guerra, ogni centimetro è affascinante, curioso, emozionante. Vedere come a distanza di quasi cento anni, le costruzioni siano ancora in piedi, e pensare che migliaia di uomini hanno vissuto in quelle zone, in estate e in inverno, sotto il costante pericolo e la morte in agguato. Continuo a pensare che amo la montagna non solo per la bellezza dei paesaggi o per la soddisfazione nella fatica, ma anche per le storie che sa raccontare, per le emozioni che sa trasmettere e per tutte le cose che mi sa insegnare.

Le fotohttps://picasaweb.google.com/106059868112241634108/CristalloFerrataBianchiESentieroDibona
Scritta dopo questa escursione: http://suenzopaltrodo.blogspot.com/p/oltre-le-mie-nuvole-di-filippo-pulese.html