C'ho impiegato quasi cinque mesi a studiarmi il percorso fino all'ultimo dettaglio. Forse ho esagerato, ma visti i numeri di questo trekking, la prudenza non è mai troppa.
4 giorni di cammino, compreso l'avvicinamento, 1 notte al Rifugio Chiggiato, 2 notti in bivacco, 8 ore di cammino al giorno. Quasi totale assenza d'acqua lungo il persorso.
E soprattutto in solitaria.
Ho atteso per giorni un bollettino meteo che mi permettesse di avere una certa sicurezza durante il persorso. Alla fine mi sono deciso. Come previsto, lungo la salita da Calalzo di Cadore verso il rifugio Chiggiato, mi sono preso un bell'acquazzone, ma per i giorni seguenti le previsioni sono ottime.
Il mattino seguente, sono partito di buon'ora. Si traversa in quota per circa mezz'ora, ma ad un certo punto, una salita quasi verticale su un canalino erboso, fa intuire subito il carattere dell'escursione. Superato questo salto, si cammina in un anfiteatro roccioso, regno indiscusso dei camosci, fino all'attacco di una salita attrezzata con corda metallica che conduce fino alla forcella Jau de la Tana. Spettacolare. Da qui si scende in direzione del Bivacco Tiziano che si raggiunge dopo circa 2 ore di assoluto e irreale silenzio traversado scenari straordinari in mezzo a ghiaioni e colate detritiche di dimensioni incredibili. Dal Bivacco si prosegue adentrandosi tra le cime e salendo a sinistra per ripidi prati (attenzione ai segnavia poco visibili) fino a raggiungere un'aerea cresta che ci consente di cambiare valle e di portarsi in vista del Bivacco Musatti. Non illudetevi, il cammino per il bivacco è ancora molto lungo. Si scende per facili roccette, fino ad un ghiaione, spesso innevato, facilmente percorribile. Dopo il ghiaione si prosegue per lastre e prati, colmi di marmotte, fino al bivacco Musatti. Se si ha bisogno di acqua, scendendo lungo il sentiero che conduce a valle, si incontra una piccola sorgente. Io l'ho trovata con acqua abbondante, ma in alcune guide è scritto che non è sempre presente.
Dopo una buona dormita, al mattino mi sono incamminato in direzione del bivacco Voltolina. Inizia qui il tratto più impegnativo della traversata. Sarà stata la stanchezza, il peso dello zaino, la solitudune, ma a metà della ripida salita che da subito si deve affrontare, mi è preso il panico. Ho deciso così, di ridiscendere lungo le rocce fin li scalate e rinetrare al bivacco e quindi scendere a valle. Il percorso avrebbe previsto almeno altri due giorni di cammino pernottando al Bivacco Voltolina e superando il tratto attrezzato del Corno del Doge fino al Rifugio San Marco. Da qui, passando per il Rifugio Galassi, sarei rientrato a Calalzo di Cadore.
E' un conto aperto, un debito con me stesso. Ma quando lo spirito o le condizioni non sono perfette, ricordate che le montagne saranno ancora li ad attendervi. Si può sempre riprovare.
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